Programma Quadriennio Olimpico 2017-2020

MENO POTERE AGLI ORGANI DELIBERANTI, PIU’ POTERE AI TESSERATI

 

Salve a tutti,

Sono un ex atleta nazionale di windsurf e militare degli anni 80, oggi attivo finnista ed imprenditore. Mi sono candidato alla presidenza della Federazione Italiana Vela come protesta nei confronti di un metodo gestionale che reputo obsoleto. Sono contrario ai budget milionari spesi per la preparazione olimpica, imparagonabili alla media di quelli dei paesi che hanno preso medaglie sia a Londra che a Rio a differenza dell’Italia. Per fare gli stessi risultati bastava spendere un quinto e avremmo potuto dare quasi 8 milioni di euro alla periferia, ovvero ai  circoli, alle infrastrutture ed ai tecnici che sono il motore del nostro movimento.

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Ringrazio innanzitutto Ceramiche Musa, lo sponsor che mi ha permesso di lanciarmi in questa bella ed avvincente avventura. Candidarsi alla presidenza di una federazione sportiva è un impegno a tempo pieno ed ancor più visto il microscopico lasso di tempo dall’ennesimo disastro olimpico e la data prevista del 10 Settembre per le nostre elezioni “primarie”.

Oltre all’esperienza sportiva, ho lavorato per tanti anni all’estero per le banche d’investimento, a Londra sono stato 10 anni ed ho regatato nel British Windsurfing Championship quando Robby Switf e Ross Williams erano due adolescenti. In UK la Royal Yacht Association comprende anche la motonautica ed ha un peso nell’economia del paese molto più importante rispetto al nostro. Conseguentemente, il sistema funziona meglio a tutti i livelli, compresi quello agonistico. La mia visione della FIV è moderna ed al passo con i tempi, io la vorrei promuovere dall’alto perchè dal basso non riuscirei ad ottenere nulla. La mia non è una guerra agli individui, la mia è una guerra al sistema.

In sintesi, ecco la mia proposta:

  • Investire nei circoli velici per aumentare la base dei praticanti
  • Tagliare le spese di preparazione olimpica allineandole alla media dei 17 paesi medagliati nella vela a Rio
  • Demolire la burocrazia FIV cambiando il metodo gestionale
  • Garantire un sistema non discrezionale per distribuire contributi federali
  • Permettere ai tesserati di partecipare direttamente alla vita federale tramite il web grazie all’interazione a livello zonale
  • Aumentare sensibilmente i ricavi FIV da sponsor e media
  • Aumentare il numero medio di tesserati per circolo FIV
  • Riorganizzare le flotte e le classi ottimizzando costi e rendendo le attività più longeve
  • Rendere più democratici e trasparenti tutti i processi decisionali
  • Rimuovere gli ostacoli anti velista d’altura della domenica

Investire nei circoli e nelle scuole vela

I dati di bilancio che appaiono su www.federvela.it mostrano che, nel quadriennio 2013-2016 (dati consuntivi e preventivi), la federazione ha incassato €16.7 milioni dal CONI, €9.6 milioni dai tesseramenti e €1.9milioni da altro. Gli oltre 28 milioni sono stati spesi per il 40% nella preparazione olimpica (€10.9 milioni), per il 24% nell’attività sportiva centrale (€6.5 milioni), per l’8% nell’attività sportiva territoriale (€2.2 milioni) e per il 28% in costi generali e stipendi (€7.5 milioni). Ritengo sia stata sovradimensionata la spesa per la P.O., Slovenia e Croazia sono andate a medaglie spendendo 0.5 e 2 milioni circa per l’intero quadriennio e per tutte le classi. Ho richiesto alle 17 federazioni medagliate informazioni ufficiali in merito ai loro budget per determinare uno standard e da li vorrei ripartire. In Canada, ad esempio, un atleta olimpico ha un budget di 75.000 dollari l’anno e solo 30.000 dollari sono coperti dalla federazione (canadian campaign). Per il prossimo quadriennio vorrei tagliare decisamente questa voce di spesa per dirottare le risorse verso  circoli velici, infrastrutture, tecnici ed altre attività periferiche. La FIV deve aumentare sensibilmente la base di praticanti e le economie che questo produce. Basta con il volontariato, le risorse ci sono devono solo essere meglio impiegate. Anche i costi generali della federazione appaiono eccessivi e probabilmente dovuti ad un imponente macchina burocratica che va snellita. Questo tema lo dovrei approfondire con il CONI dopo aver analizzato meglio l’organigramma. E’ un fatto che la FIV non abbia prodotto alcuna analisi e studio strategico in relazione al numero di tesserati per classe, sia in Italia che all’estero. Vorrei rinforzare la funzione di studio e ricerca dfederale in modo che la programmazione possa essere sviluppata su basi più analitiche.

Scarica l’organigramma della FIV.

Scarica i conti sintetici della FIV nel quadriennio 2013-2016

NOTA BENE. La fonte dei dati di bilancio è il sito www.federvela.it. L’elaborazione è in aggionamento e verifica con la collaborazione della responsabile amministrativa della FIV dott.sa Pace rientrata dalle vacanze il 2 Settembre. I numeri potrebbero essere inesatti.

Via il consiglio centrale che si sovrappone alle zone FIV

A nulla serve giudicare la qualità dell’operato del singolo consigliere o presidente, va giudicata l’impalcatura gestionale ed i risultati che essa produce. A mio avviso l’apparato burocratico federale ha finora causato scollamento tra sede centrale e tersserati. La mia proposta è di sostituire il consiglio federale centrale con un consiglio formato dai presidenti di zona. A loro volta, le zone dovranno essere dotati di strumenti tecnici che permettono votazione diretta. Il volontariato va abbandonato e va regolamentato un sistema di gestione professionale, gli strumenti per abbattere i costi operativi tramite il web esistono, vanno implementati. Passare da 7 a 15 consiglieri non è un costo maggiore se l’operato si svolge per via remota con le moderne tecnologie. I consiglieri devono conoscere da vicino il territorio ed i problemi pratici. L’obiettivo è avere una struttura snella, veloce, reattiva e poco costosa. E’ inoltre opportuno analizzare i costi generali, il funzionamento dell’organigramma e tutti costi che contribuiscono a formare circa il 25% del budget FIV. Vanno inoltre approfondite le spese sostenute per le manifestazioni sportive che appaiono elevate. Anche il business model FIV va aggiornato, abbiamo un brand ed uno sport con grande potenzialità. Valorizziamoli come accade nel mondo.

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Burocrazia amministrativa, il nemico principale dei circoli FIV

E’ necessario un quadro normativo unico che obblighi gli organisimi dello Stato a destinare spazi ai circoli velici, la FIV lo dovrebbe negoziare con le forze politiche e le autorità preposte. Si deve rimuovere, in un colpo solo, l’infinito processo autorizzativo che grava su tutte le nostre attività. Un circolo FIV deve poter realizzare, da solo e senza chiedere null’altro a nessuno, quanto necessario per svolgere l’attività della vela secondo norme certe e di immediata applicazione. Mai più i tempi bibblici per mettere pontili, tettoie o i mille vincoli che ci bloccano ogni giorno. I circoli velici devono avere spazi acquei destinati per posare campi e boe in modo permanente. Campi di slalom downwind per il kite ed il windsurf, bastoni per le classi olimpiche. Tutto questo non esattamente per facilitare le operazioni dei posa boe ma per creare cultura velica su base nazionale. Come esistono i campi da sci, da golf e da tennis, devono esistere anche i campi per la vela. Ora basta con il fare la vela in condizioni disagiate, prive di accessi, di strutture e di organizzazione. Nella foto la “ESSO” di Salto di Fondi dove ho iniziato con il windsurf nel 1978. Li le cose sono rimaste le stesse dopo quasi 40 anni e si tratta di uno dei migliori spot in Europa durante il periodo estivo. Cino Ricci venne negli anni ’80 e concluse dicendo che lo spot era olimpico, sarebbe dovuto essere sviluppato ma nulla è stato fatto per la burocrazia che ha sostanzialmente bloccato ed arenato qualsiasi tipo di iniziativa privata.

Il web è la nostra salvezza, usiamolo

Grazie al web ed alla tecnologia, la FIV può delegare ai tesserati le decisioni di natura straordinaria. Per l’ordinario potrebbe sondare preventivamente la volontà dei tesserati per dare valide indicazioni ed informazioni agli organi deliberanti. Propongo un filo diretto tra FIV e tesserati più concreto, non è accettabile nel 2016 sentire atleti che esclamano “ma io cosa posso fare per condizionare le decisioni politiche?”. La FIV è un patrimonio culturale, economico ed intellettuale che appartiane ai velisti Italiani, la sua gestione deve essere al servizio dei tesserati e dei cittadini visto che da questi arrivano le risorse finanziarie. La parola d’ordine per il prossimo quadrienno è più trasparenza e più democrazia su tutti i fronti. I tesserati devono essere concepiti come “azionisti” del movimento per cui aventi diritto ad informazioni complete ed esaustive su tutti gli aspetti gestionali in modo immediato e di facile accesso.

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Sponsor e media per la vela

La FIV deve produrre migliori risultati in termini di visibilità e sponsorship. L’obiettivo è reperire ricavi superiori a €4 milioni di euro per il prossimo quadriennio. Per ottenere questo risultato è necessario un piano strategico e di marketing che che sia commerciale. La Federazione Italiana Golf ha un numero di tesserati inferiore del 45% rispetto alla FIV ma attrae molti più investimenti. Il golf non è più spettacolare o mediatico ma ha impianti che funzionano bene. In diversi paesi nel mondo la vela ha molto più seguito che in Italia, se questa è la realtà significa che dobbiamo lavorare meglio.

Nanismo dei nostri circoli FIV, avanti con le fusioni

Le PMI Italiane sono note per le ridotte dimensioni nel panorama capitalistico globale e anche la FIV ha troppi affiliati di piccole dimensioni. Con circa 690 affiliati e 129mila tesserati, la media è di 187 tessere per circolo, il numero dovrebbe essere raddoppiato promuovendo fusioni ed integrazioni. Si potranno mantenere logistiche separate ma dovranno essere perseguite valide economie di scala per rendere più professionale il nostro mondo. La FIV può sicuramente dirigire questo processo erogando contributi a favore di circoli con un numero minimo di tesserati e sostenendo le spese d’integrazione. Ciò migliorerebbe la gestione operativa, diminuirebbe i costi, aumenterebbe la capacità di produrre servizi agli atleti, il livello d’immagine e dartebbe impulso a flotte meglio organizzate. Oggi non esiste alcuna competizione tra i circoli velici Italiani e questo non è accettabile per uno sport di storica importanza nazionale. Dobbiamo favorire lo sviluppo dello spirito agonistico necessario per la nostra evoluzione ed in Italia non esiste ancora un ranking di circolo. E’ un mondo intero di cose che dobbiamo costruire per fare crescere, insieme, la professionalità ed il livello qualitativo delle nostre organizzazioni.

Certezza sul sistema di erogazione dei contributi, mai più santi in paradiso

La FIV deve definire un sistema di erogazione dei contributi certo e non soggetto ad alcuna discrezionalità. Su questa base atleti, circoli e zone potranno far i propri programmi. Troppe volte si sentono zone lamentarsi di essere state trattate diversamente dalle altre o disparità tra le classi e gli atleti. I contributi FIV sono soldi pubblici, in parte del CONI in parte di noi tesserati.

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Classi veliche e regate

Non è accettabile vedere classi olimpiche con partecipazione molto esigua a causa dei costi e delle inefficienze operative che si perpetuano. Non è possibile regatare su classi che discriminano gli atleti per il fatto che i requisiti di stazza rendono le barche non competitive dopo poco tempo. Non è possibile perpetuare situazioni come il windsurf giovanile che chiama a grandi impegni atleti e famiglie per poi abbandonarli quando arrivano alla maggiore età. Non sono d’accordo con chi crede che la vela debba essere “spettacolare” a tuttii costi per attrarre interesse e sponsor, interesse e sponsor si originano se lo sport è sano e funzionante. Siamo passati da classi veliche di Serie A (FD, Soling, Star) a classi che inseguendo la “spettacolarità” hanno sacrificato le basi necessarie per il successo e sono velocemente naufragate, la Coppa America prima tra tutte. La vela deve essere accessibile, economica e basata su riferimenti che durano nel tempo. Cosa accadrebbe all’atletica leggera se si cambiassero le discipline in continuo? In quale altro sport sono state cambiate le discipline con la velocità con le quali ci sono stati cambiamenti nella vela? La vela non la deve gestire il CIO, la devono gestire i velisti. Se il CIO pone vincoli ed ostacoli troppo stringenti, facciamo sempre a tempo ad immaginare un olimpiade del mare alternativa come accade per gli sport invernali. Ricordiamoci che sport come il golf hanno avuto successo planetario pur non essendo stati, fino a prima di Rio, olimpici. I riultati della sedicente “spettacolarità” non sono affatto positivi: cosa pensa un bambino messo su una barca scuola dopo aver visto un bolide di carbonio che sfreccia a 40 nodi? Come può scattare in lui lo spirito di emulazione? Quel bambino dovrebbe piuttosto vedere una regata dei mondiali optimist. A proposito di classi è noto che ad affrontare le condizioni più dure sono stati i Finn a Rio, ciò nonostante girano voci che il finn sia a rischio olimpiade. A questo si aggiunge che la gestione olimpica non è riuscita a filmare quella regata incredibile con vento ed onde enormi e se manca la base della programmazione per promuovere lo spettacolo allora diventa tutto impossibile. Il fatti sono che la vela è ora “under review” e rischia di perdere posti ai prossimi giochi. Promuoviamo quindi l’emulazione non l’esperienza di un video gioco, chi investe tempo e denaro su una barca vuole essere certo che questa sarà un’esperienza di lungo periodo, che non cambieranno i paramentri. Solo così il movimento potrà crescere sano e forte. La vela deve diventare uno sport molto più sviluppato, lo merita. Le classi veliche vanno riorganizzate anche a livello internazionale e tutto deve funzionare meglio. Anche il numero delle trasferte in calendario deve essere ottimizzato favorendo più attività zonale dando maggiore importanza ad un numero inferiore di regate nazionali ed internazionali. Negli anni ’80, ad esempio nelwindsurf, si facevano campionati del mondo con 400 tavole e italiani con 200, se non esistono più queste flotte la ragione è legata a come sono state gestite le cose.

Che la democrazia sia vera e reale, non teorica

La FIV dovrà rendere maggiormente democratiche tutte le procedurte ed in primis la nomina del presidente nazionale. Il testo approvato dal consiglio federale e dal CONI prevede il diritto peer un candidato di essere votato a Genova solo se avrà ottenuto vittoria in almeno tre zone FIV. E’ un fatto che molti circoli non si interessano a livello zonale ed anche che sarebbe più democratico permettere la votazione diretta dei tesserati in un’unica soluzione. A cosa serve avere uno strumento pre-selettivo se non esiste pluralità di candidati? Perchè la procedura in vigore ora non rispetta i principi di segretezza (le zone infatti pubbliano il loro schieramento)? Lo stesso va fatto a livello zonale ormai i software a disposzione e la tecnologia sul mercato sono suufficienti a progredire anche in questa direzione.

Vela d’altura, la “promozione” FIV anti velista

Rimuovere la normativa per le manifestazioni veliche da diporto che esclude il regolamento di regata ISAF cancellandone la terminologia in uso. Quanto in essere non è un quadro promozionale ma piuttosto inibitorio, disincentivante ed umiliante per il velista della domenica. Romuovere i limiti come ad esempio la non possobilità di partecipazione ai che annulla la possibilità di fare regate in famiglia, i requisiti di certificati ORC e numeri velici UVAI con i relativi obblighi pecuniari annuali. La attività promozionale della FIV deve incentivare la vela agonostica su ampia scala, oggimolti velisiti da diporto sono costretti ad abbandonare le vecchie barche in darsena non avendo logica adeguarle a criteri onerosi e stringenti e per fare qualche regatina della domenica. Le norme non permettono di emanare un semplice bando e regolamento di regata, non permette di compensare i tempi di arrivo con formule e sistemi gratuiti consoni alle caratteristiche della maggior parte delle imbarcazioni. Diversi additano tutto questo come una vera “legge razziale” applicata alle barche a vela. Dobbiamo risolvere questi problemi.

Buon vento a tutti amici velisti !

Ettore Thermes

Cell. 389-871 8524

Skype “ethermes”

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Il mio curriculum sportivo

Negli anni ’80 ho regatato nella Classe Windsurfer arrivando 2° ai Campionati del Mondo, 3° ai Mondiali Militari e 2° agli Europei a Squadre. Ho vinto alcune regate nazionali, titoli minori e sono andato a podio in vari campionati italiani di specialità: free style, long discance, slalom ed overall. Sono salito sul Finn a fine 2011 all’età di 46 anni, nel 2012 sono arrivato 10° in Coppa Italia ed 13° al CICO. Ho regatato in classi d’altura in Italia ed in UK. Pratico altri sport a livello amatoriale (ciclismo, motociclismo e golf).

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Il mio curriculum professionale

Sono laureato in Economia e Commercio, ho lavorato a lungo all’estero anni come broker di prodotti di capital market ed assistito imprese, istituzioni finanziarie e pubblòica amministrazione nei processi di reperimento di capitale. Nel 1996 ho assistito il Ministero del Tesoro per la creazione del mercato della cartolarizzazione in Italia, nel 1999 ho assistito la privatizzazione del settore elettrico in Turchia. In entrambi i casi ho contribuito a processi di modifica normativa. Nel 2013 ho assistito il magnate Indiano Pramod Agarwal nel tentativo di acquisire il gruppo Valtur. Dal 2014 mi occupo di Ceamiche Musa, azienda nata nel 1943. Sono socio fondatore www.rescuepartners.net.

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